UN’EROICAFAMIGLIA BRESCIANA

FIERO MISFATTOEFIERA VENDETTA


Qui accadde un abbracciarsi lungo e fervoroso, ecc.
Cap. IX, pag. 90.


UN’EROICA
FAMIGLIA BRESCIANA


FIERO MISFATTO
E
FIERA VENDETTA

RACCONTI DUE

DI

PAOLO BETTONI

MILANO
PRESSO LA LIBRERIA DI FRANCESCO SANVITO
Contrada di S. Pietro all’Orto, N. 17 rosso.

1861


Proprietà letteraria.

Tip. già Boniotti diretta da F. Gareffi.


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UN’EROICAFAMIGLIA BRESCIANA

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PARTE PRIMA

I.Il Sepolcro.

La collina che sorge dal lato orientaleappena fuori di Brescia, è tutta sparsa dicasini ameni e pittoreschi, da cui dipendonopoche pertiche di terreno, chiuso intorno daun muro di confine. Questi poderetti, che iBresciani chiamano ronchi, sono la deliziadei loro possessori, per lo più negozianti euomini d’affari, i quali nella stagione autunnalev’installano le loro famiglie per ricrearle.Eglino medesimi vi si recano la sera dallacittà dopo finite le cure, e ne discendono ilmattino appresso. Queste passeggiate sonosalubri e consolanti all’uomo laborioso e dabbene.Per esse con alterna vicenda si congiunge[8]a’ suoi cari e se ne stacca vagheggiandoil non lontano piacere di rivederlialla fine del giorno. Le viti, gli alberi fruttiferi,le civaje e qualche sorta di grano formanoil prodotto di queste terre sassose, mafatte dall’industria feraci. Alla primavera èbello il vedere dal sottoposto piano spiccaresul pendio, in mezzo al verde generale, imandorli ed i peschi nella loro fioritura biancae rossa. «È la grande coccarda italiana compostadalla natura, dicevano i Bresciani perlo passato. Il governo austriaco la permetteperchè essa non dura che pochi giorni d’aprile.Verrà il tempo della coccarda compostada noi uomini, e quella durerà tutto l’anno.»Alcuni ronchi più elevati hanno un paretajonominato roccolo, dove si pigliano uccelli inabbondanza con gioja e soddisfazione di chiattende e di chi assiste a questo genere dicaccia. I Bresciani sono abili e appassionaticacciatori tanto collo schioppo quanto collereti. Fortunato chi possiede un ronco, e puòsoggiornarvi a sua voglia. Colassù egli respiraun’aria purissima, e gode d’un orizzonteben disegnato e spazioso. Nei giorni serenivede distintamente il campanile e la chiesa[9]di Montechiaro, che stanno alla distanza didodici miglia.

La sera del 4 settembre 1849, uscivanoda una di queste casette suburbane la signoraElisa e Faustino suo unico figlio tredicenne,i quali tenendosi per mano si diresseromesti e silenziosi verso un luogoappartato in fondo al recinto. Eravi colà vicinoal muro un’ajuola seminata di fiori, nelmezzo dei

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