DIANA DEGLI EMBRIACI
STORIA DEL XII SECOLO
DI
ANTON GIULIO BARRILI
Seconda edizione
MILANO
FRATELLI TREVES, EDITORI
1882.
Proprietà letteraria.
Tip. Fratelli Treves.
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DIANA DEGLI EMBRIACI
Era il 20 di ottobre dell'anno 1101 dopo il partodella Vergine, giusta la frase notarile dei tempi,ed era una giornata bellissima, rallegrata da uncielo senza nuvole e dai tiepidi raggi di un soleche pareva di primavera. Miracolo, questo, cheaccade di sovente in Liguria, ove la limpidezza delfirmamento e la mitezza del clima fanno crederetalvolta che il vecchio Saturno, o chi per lui, voltia rovescio, non una, ma cinque o sei pagine delcalendario.
Le case di Genova, biancastre nello intonacodelle mura e nelle lavagne distese sui tetti, splendevanoa quel saluto amoroso del sole; ma più ditutte splendeva la torre degli Embriaci, la reginadelle torri genovesi, superba de' suoi cento e ventiseipiedi d'altezza, delle sue pietre riquadrate alla[2]foggia romana e del triplice giro delle sue caditoiesporgenti.
Ora, se i lettori benevoli si degnano di seguirmisu quella torre, che offre certamente la più bellatra le vedute della città, io farò loro assai volentierida cicerone, e mostrerò che cosa fosse Genova,nell'anno di grazia 1101, cioè a dire centosettantaseianni dopo l'edificazione della secondacinta di mura.
La prima cinta, siccome è noto, si ristringevaal colle di Sarzano (fundus Sergianus) e suoi dintorni,formando un quadrato irregolare, due latidel quale si bagnavano in mare, e gli altri due siprolungavano dentro terra, andando a chiudersi,verso tramontana, in cuspide di freccia, alla portadi Sant'Andrea, una delle cinque per cui si entravain città. Senonchè, nell'anno 925, si conobbeche la vecchia cinta era strettina parecchio, diguisa che i cittadini già avevano incominciato arizzar le case di fuori. E allora i consoli fecerouna giunta alla derrata, prolungando le mura versoponente, in modo da poter chiudere nel nuovo girola chiesa cattedrale di San Lorenzo, le case su cuifu murato più tardi il palazzo del Comune, e tuttele altre verso il mare, dove, tra una chiesa ed unaporta (il luogo dicevasi appunto San Pietro dellaPorta), aveva a costituirsi il centro del traffico genovese,sotto il nome famoso di piazza de' Bianchi.
Come vedete, la città non era spaziosa. Per contro,le case salivano in su, come altrettante torridi Babele, per dare la scalata al firmamento; e lestrade non vedevano, la più parte, che una breve listadi cielo, mentre tante altre non ne vedevano affatto.
[3]
Fortunati erano gli abitanti del colle di Sarzano,e più fortunati ancora gli Embriaci, la cui torre,sebbene eretta a mezzo il pendìo, si alzava smisuratamente,signoreggiando la sommità delle collinecircostanti e del mare vicino. La torre minacciosapresentava i suoi quattro spigoli ai quattropunti cardinali, quasi volesse sfidarli a battaglia.A levante vedeva Carignano (fundus Carini BU KİTABI OKUMAK İÇİN ÜYE OLUN VEYA GİRİŞ YAPIN!
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